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Intervista doppia - Essere Judge
Articolo del 22-2-2010 a cura di Calò Federico Ivona Fabio
Calò Federico
Ivona Fabio

Tag: Comunita intervista doppia Federico Calo Michele Volpato

Ciao a tutti!!
Bentornati nella nostra rubrica più giovane:

Prendiamo i primi due malcapitati che ci passano a tiro e li riempiamo di domande
 
Per motivi tecnici, il titolo della rubrica ha subito un'impercettibile variazione, mutando in:
 
INTERVISTA DOPPIA
Due judge a confronto
 
Abbiamo con noi Federico Calò, L2 di vecchia data, e Michele “Foxed” Volpato, L1 giovane e prestante. L'idea di questo articolo è scaturita dalla curiosità di sapere come due judge con una diversa esperienza alle spalle percepiscono il proprio ruolo all'interno della comunità arbitrale.
 
Ma veniamo a noi...
*Si siede sulla poltrona, inforca gli occhiali e osserva i due, sdraiati sul lettino da psicanalista*
 
 
 
“Prima di tutto le presentazioni: chi sei, da dove vieni e cosa fai?”

Federico
Ciao, sono Federico Calò, vivo a Bologna e ho 34 anni. Sono un appassionato di informatica (come il 99% degli arbitri) e nella vita ho sempre fatto il consulente, ma da poco lavoro in un'azienda di Bologna che si occupa di informatica sanitaria. Purtroppo (o per fortuna) mi piace molto il mio lavoro e per questo gli dedico un po' troppo tempo. Oltre al lavoro e alla famiglia la prima passione è ovviamente Magic, a cui cerco di dedicare gran parte del mio tempo libero.

Michele
Mi chiamo Michele, abito a Padova e attualmente non faccio niente. O meglio, mi sono appena laureato in informatica all'Università di Padova, giusto la settimana scorsa e adesso sono in cerca di un lavoro (se avete offerte da proporre, potete trovare la mia mail sul sito www.internationalmagicjudges.net).
 
 

“Quando e come ti è venuto in mente di diventare arbitro?”

Federico
E' stato molto tempo fa... ho iniziato a giocare quando Magic è uscito in Italia, nel 1994, a scuola. Mi ha subito appassionato e ho continuato a giocare fino all'inizio dell'università, dove ho trovato un gruppo di studenti che giocavano. Già a quei tempi mi ero interessato all'organizzazione e gestione dei tornei, arbitrando, senza avere una grande idea di cosa volesse dire, un torneo a Bologna (ai tempi in cui alla fine del turno entrava in gioco l'Armageddon Clock...). Poi il gruppo con cui giocavo si è sciolto e ho abbandonato il gioco. Periodicamente passavo al negozio locale con l'idea di vendere tutte le mie carte, senza mai però averne realmente il coraggio. L'ennesima volta che mi sono presentato, Silvio Vitali, allora arbitro di terzo livello e commesso del negozio, mi raccontò che le regole erano cambiate con la sesta edizione, che il gioco era migliorato e che esisteva un mondo che non conoscevo, quello del gioco organizzato. Mi propose di riprendere a giocare e di partecipare ad un torneo. Era il tempo del blocco Invasion. Inutile dire che mi sono riappassionato subito e, con la mania per l'informatica e la logica, ho cercato subito di approfondire i tecnicismi del regolamento. Silvio mi diede una stampata del regolamento da leggere e mi propose di diventare arbitro. L'idea di capire come funziona il gioco, di vedere quello che c'è dietro ai tornei e di partecipare attivamente alla diffusione del gioco che tanto mi piaceva mi coinvolse talmente tanto che divorai tutto il regolamento, feci l'esame e da subito iniziai la carriera da arbitro. Da allora non ho mai smesso, anche se la mia scelta è deviata verso altri lidi.

Michele
Era la fine del 2007 o l'inizio del 2008. Mi ero accorto che non riuscivo piu a giocare quanto volevo. Inoltre non avevo nemmeno il tempo per collezionare, infatti avevo da poco venduto tutte le carte ad un amico. Discutendo di questo ed altro con un negoziante venni a sapere che gli arbitri scarseggiavano nel nord est, così pensai che un modo per non allontanarmi dal gioco fosse quello di diventare arbitro. Partecipai ad un PTQ nel febbraio 2008 come parte dello staff, e ai regionali del Veneto nel 2008 Mirko Console mi certificò lvl 1.
 
 

“Cosa non ti saresti mai aspettato di fare come arbitro?”

Federico
Se penso a quando ho iniziato posso dire che non mi sarei aspettato quasi niente di quello che ho fatto. Ero partito con l'idea di conoscere meglio il gioco e sapere cosa succedeva dietro le quinte. Da allora ho girato il mondo, ho conosciuto tantissime persone fantastiche, ho fatto un'infinità di esperienze nuove. Mi sento parte di una famiglia. Credo che tutte queste cose, decisamente impagabili, siano quello che mi spinge ancora oggi con lo stesso entusiasmo delle prime volte a continuare quest'avventura. E all'inizio non sapevo neanche che esistessero, certamente non me le aspettavo. Di tutte queste quella che più mi ha sorpreso è sicuramente l'aspetto sociale dell'arbitraggio.

Michele
A dire la verità non sapevo molto sugli arbitri. Sapevo che rispondono alle chiamate e inseriscono i risultati nel computer. Mi rendevo conto che non facevano solo questo, non mi sono mai informato prima di fare l'esame ma sapevo che avrei fatto più cose di quelle che sembrano fare gli arbitri ai tornei. Una cosa che non mi aspettavo era il concetto di comunità arbitrale. La prima volta che sono stato ai nazionali pensavo che, al di fuori del torneo, ogni arbitro se ne andasse per conto suo, invece ho scoperto che il “dopo torneo” è la parte più bella della giornata.
 
 

“Qual è il tuo ruolo all'interno della comunità arbitrale e nei tornei?”

Federico
Il mio ruolo nei tornei è facile da definire: lo scorekeeper. Ogni tanto arbitro ancora, soprattutto nei tornei locali a Bologna, ma la maggior parte delle volte mi vedete dietro il computer a pigiare dei numeri.
Nella comunità arbitrale, oltre ad essere il punto di riferimento per quanto riguarda il DCI Reporter, cerco di dare il mio contributo sia fornendo una visione un po' differente alle problematiche arbitrali, portando nella comunità sia la mia esperienza esterna al gioco, sia la prospettiva che si riesce ad avere vedendo i tornei più dal punto di vista dello staff. In aggiunta mi occupo della gestione tecnica del sito dei campionati cittadini e delle preiscrizioni ai PTQ.

Michele
Durante i tornei (di un certo calibro) faccio il floor judge. Non c'è un ruolo che mi piace particolarmente: deck check, paper, logistic... faccio di tutto. Al di fuori dei tornei cerco di dare una mano come posso, ho tradotto un articolo, ma poi mi son dovuto fermare per motivi di studio. Adesso che ho finito di studiare spero di ricominciare presto con le traduzioni. Poi mi era stato chiesto se volevo passare al livello 6 degli arbitri, che è un livello segreto (cosi segreto che, probabilmente, questa frase dall'intervista verrà censurata), ma ho dovuto rifiutare.
 
 
“Se tornassi indietro, vorresti ancora diventare arbitro? Faresti qualcosa di diverso?”

Federico
Senza alcun dubbio rifarei tutto esattamente nello stesso modo. Ci sono cose che con il senno di poi avrei fatto in modo diverso, ma con l'esperienza e le conoscenze che avevo a quel tempo credo che non potrei fare molto meglio. La cosa in cui mi sarebbe piaciuto comportarmi in modo diverso è stato il mio tentativo di diventare livello 3: Avrei dovuto ascoltare di più le persone che mi davano consigli preziosi.

Michele
Ma certo che vorrei ancora diventare arbitro. Non penso, inoltre, che non farei tutto non diversamente (tranne usare triple negazioni). Ci sono eventi importanti che ho, mio malgrado, saltato, come il GP Rimini, i mondiali a Roma, ma soprattutto il Lucca Comics. Ma ho dovuto saltarli per cause di forza maggiore, quindi anche se tornassi indietro prenderei le stesse decisioni.
 
 

“E infine, hai obiettivi nel medio e nel lungo termine? Ti piacerebbe avere l'occasione di ricoprire qualche ruolo particolare nei tornei o nella nostra comunità arbitrale?”

Federico
Credo che non potrei volere niente di più rispetto a quello che oggi ho, anche considerando il tempo che ho a disposizione. Mi piacerebbe molto avere un ruolo più attivo nella comunità arbitrale, ma quest'aspirazione fatica a conciliarsi con il tempo che ho a disposizione. Ci sono però due obiettivi concreti che ho a medio/lungo termine: il primo è continuare a fare quello che faccio oggi, avendo la possibilità di farlo al meglio; il secondo è quello di aiutare a crescere qualcuno che possa continuare il mio lavoro quando io smetterò di farlo.

Michele
Finora non mi ero mai posto questo problema. Lo studio mi teneva troppo distante e occupato per poter pensare ad un ruolo particolare nella comunità o a un avanzamento di livello. Adesso, invece, potrei pensarci seriamente. Così su due piedi direi che il ruolo di decertificatore con poteri assoluti e immediati non mi dispiacerebbe.
 
 

Eccoci alla fine del nostro articolo, spero possa essere interessante sia per chi pensa di aver già raggiunto il proprio “livello ottimale”, in maniera da suscitare uno stimolo in più per la propria crescita, sia per chi si avvicina per le prime volte al mondo dell'arbitraggio.
 
Ciao a tutti!!
Fabio Ivona, L2 Bari